Da qualche anno, in tutti i Paesi occidentali è in atto una campagna contro l’uso del contante anche per pagamenti di entità relativamente esigua. In alcuni casi, non ricordo con precisione dove, si è arrivati a rendere obbligatorio l’uso delle carte elettroniche. Gli argomenti che le élite globali usano per legittimare questa politica sono soprattutto due: 1) il denaro liquido viene sistematicamente utilizzato a fini criminali (corruzione, lavaggio di denaro sporco, ecc.) e/o di evasione fiscale (transazioni commerciali e pagamenti di prestazioni professionali “in nero”, sui quali non viene versata l’Iva e che non vengono conteggiati nella definizione dei redditi imponibili).
Ιl capitalismo finanziarizzato, invece di investire in attività produttive, preferisce scommettere sui titoli ad altissimo rischio, quindi, come ormai tutti gli economisti onesti ammettono (non è necessario essere marxisti o neokeynesiani per farlo), la crescita abnorme che ha preceduto la crisi era alimentata quasi esclusivamente dal debito privato di lavoratori e classi medie, indotti a spendere al di là dei propri mezzi dalla concessione di crediti “tossici”
Ho già avuto modo di manifestare il mio stupore perché alcuni partiti italiani “di sinistra” hanno fatto propri tali argomenti, tacendo sui profitti che questa “riforma” permetterebbe di realizzare a quelle banche che già ci hanno derubato, intascando aiuti di stato (cioè denaro pubblico) per sottrarsi alle conseguenze di una crisi che loro stesse hanno provocato. Ora un lungo articolo apparso sul “Corriere della Sera” del 29 Gennaio scorso, e firmato da Milena Gabanelli (già nota conduttrice di inchieste televisive, nonché accreditata come donna “di sinistra”) mi induce a riprendere l’argomento, perché serve a farci capire quali sono le reali motivazioni di questa caccia alle streghe contro chi usa denaro liquido. Nell’articolo ritornano i soliti discorsi contro la criminalità e l’evasione fiscale, ma viene anche detto fuori dai denti che il vero bersaglio è un altro, cioè il cittadino che, invece di consumare e investire i propri redditi, li lascia “marcire” sul conto corrente, un comportamento che viene paragonato a quello di coloro che, tempo addietro, erano soliti nascondere i soldi nel materasso, piuttosto che affidarli a operatori finanziari dei quali diffidavano.
Accumulazione di ricchezza in continuo aumento fino alla prossima bolla
Ed ecco il punto: il capitalismo finanziarizzato, invece di investire in attività produttive, preferisce scommettere sui titoli ad altissimo rischio, quindi, come ormai tutti gli economisti onesti ammettono (non è necessario essere marxisti o neokeynesiani per farlo), la crescita abnorme che ha preceduto la crisi era alimentata quasi esclusivamente dal debito privato di lavoratori e classi medie, indotti a spendere al di là dei propri mezzi dalla concessione di crediti “tossici” (cioè insostenibili nel medio-lungo periodo). Dopo che la bolla è scoppiata, tutti costoro sono stati costretti a stringere la cinghia per rientrare sui debiti accumulati, quindi, anche dopo che è iniziata la “ripresa” (solo per l’1%, che in questi anni di vacche magre si è ulteriormente arricchito, mentre tutti gli altri ne sono usciti con le ossa rotte), si guardano bene dal correre rischi e si tengono stretto il poco che riescono a mettere da parte, in previsione di dover affrontare nuove crisi.
Così, applicando la massima del presidente Mao che invitava a “bastonare il cane che affoga”, le élite politiche e finanziarie e i loro lacché mediatici, partono all’attacco di questi “avari”, di questi piccoli “tesaurizzatori” per convincerli (e se necessario per obbligarli con disincentivi a immobilizzare soldi nei depositi bancari, e/o con leggi che impongano l’uso di carte elettroniche – che, come tutti sanno, tendono a farci perdere il controllo sull’entità dei nostri consumi) a sciogliere i cordoni della borsa. “Volete o no che l’economia torni a crescere? Volete o no garantire un futuro a figli e nipoti? Quei soldi mica li potrete portare nella tomba, quindi fateli circolare!”. Il tutto senza proferire parola sul fatto che la montagna di liquidi rovesciati dagli stati su banche e imprese, invece di rilanciare gli investimenti, sono serviti in larga misura ad alimentare nuove operazioni speculative, che andranno avanti fino alla prossima bolla. E allora? Allora che il 99% dei miserabili facciano il loro dovere e si rimettano a spendere i loro piccoli gruzzoli (che, messi assieme, sono comunque un eccellente carburante per il grande calderone della finanza globale). Al fatto che tutto ciò serva a colpire l’economia criminale sommersa e i grandi evasori non può credere nessuno, e chi dice di crederci è un cialtrone in mala fede.